Scandalo Unicoop, licenziata a 3 anni dalla pensione
Unicoop Tirreno caccia dipendente dopo 38 anni. Bardi (Toscana Costa): “Abbiamo rifiutato un risarcimento ridicolo. Ora deciderà il giudice”
Le mancavano meno di 3 anni alla pensione, e ne aveva più di 38 di lavoro alle spalle. Anni trascorsi sempre alla Coop, nella “sua” azienda, quella a cui teneva e in cui credeva. Ma, da un giorno all’altro, Diana Bandini, dipendente Unicoop Tirreno, iscritta alla Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di Turismo, Commercio e Servizi, è stata licenziata. Non è dunque solo la lavoratrice del sindacato Usb ad essere stata licenziata da Coop, una “cooperativa che sbandiera una distintività che nei fatti non ha più da tempo”, spiega la segretaria della Uiltucs Toscana Costa Sabina Bardi aggiungendo la “mia personale vicinanza e la vicinanza di tutta la mia organizzazione sindacale anche alla lavoratrice dell’Usb ingiustamente licenziata”. Alla solidarietà per “la nostra compagna, collega e Rsa Diana Bandini”, poi, si aggiunge il giudizio duro e lapidario del drastico provvedimento preso nei suoi confronti. Un licenziamento che Sabina Bardi non esita a definite “ingiusto, immotivato e soprattutto attuato con una metodologia che non rispecchia l’etica della cooperativa così come l’avevamo vissuta e conosciuta fino ad oggi, ma soprattutto per ciò che ha rappresentato sui territori e che oggi non riesce più, evidentemente, a rappresentare”. La lavoratrice infatti è stata “licenziata perché – spiega la Uiltucs – dopo esser stata oggetto di demansionamento ingiustificato da parte dell’azienda, è stata ricollocata in mansioni incompatibili con le sue problematiche fisiche. Limiti oggettivi, questi ultimi, provati anche da una certificazione dell’Asl di Livorno”. Il suo caso aggiunge significato e valore alla mobilitazione dello scorso 7 novembre con lo sciopero di Gdo e Cooperative, e non si chiude qui. Diana, infatti, è in causa con l’azienda dalla quale ha rifiutato una sorta di risarcimento “ridicolo e non adeguato visto tutto quello che sta passando”, incalza Bardi, che annuncia battaglia: “Ora la palla passerà al giudice: non accettiamo elemosine” e detto questo non ci fermeremo “e metteremo in atto ulteriori iniziative”.