Metro, è stato di agitazione: sciopero in vista
La richiesta all’azienda: confronto per trovare un punto di incontro
Stato di agitazione, sciopero, blocco della mobilità interna e stop degli straordinari. Segnali chiari della tensione che si vive in Metro dove, a seguito del cambio di marcia dell’azienda, i lavoratori e le lavoratrici di Sesto Fiorentino sono arrivati a prendere decisioni inevitabili. Metro, infatti, a differenza degli anni precedenti – in cui secondo le “prassi e le consuetudini in atto” chiudeva a Ferragosto – ha deciso di tenere aperti i battenti. E’ per questo che i dipendenti hanno scelto di proclamare lo stato di agitazione, anche perché come recita il contratto la “consuetudine” era ben diversa e le “diverse intese” non ci sono state. “Anzi – spiega la Uiltucs Uil Toscana – è stata una decisione unilaterale la cui natura ci auspichiamo ci venga spiegata in un incontro”.
E’ anche per questa situazione, che si presenta per la prima volta in assoluto in Metro, che l’assemblea di tutti i lavoratori ha deciso di proclamare lo stato di agitazione e, soprattutto, di attuare 2 ore di sciopero nei mesi di agosto, settembre e ottobre. Previsti inoltre il blocco delle mobilità tra i reparti e degli straordinari per tre mesi in ciascun reparto. Il tutto in vista di un confronto con l’azienda per cercare un punto d’incontro dopo il fulmine a ciel sereno dell’apertura del 15 agosto. Una decisione per la quale l’azienda non ha avuto alcun confronto preventivo con i sindacati e con i lavoratori. “E’ un fatto nuovo e grave – spiegano dalla Uiltucs, categoria della Uil che si occupa di commercio, turismo e servizi – perché l’azienda ha sempre avuto da parte nostra e di tutti i lavoratori la massima disponibilità e collaborazione. Non comprendiamo questa decisione unilaterale né vogliamo accettarla passivamente”. “Non siamo macchine che eseguono gli ordini in silenzio – spiega Filippo Esposito, delegato Uiltucs Uil di Metro – ma persone con le loro vite, le loro famiglie. E lavoratori che si impegnano e credono nella Metro. Ma al tempo stesso credono nella giustizia e non vogliono essere calpestate con imposizioni che arrivano dall’alto senza che ci venga chiesto minimamente cosa ne pensiamo. Dopotutto, l’apertura di Metro, come il suo successo, dipende da chi ci lavora: da noi”.