Mercatone ‘salvo’. Ma qualcuno “dimentica” 5 lavoratori M75
I dipendenti di M75, società controllata dal gruppo, vengono licenziati e restano senza ammortizzatori sociali. L’appello: “Non siamo dipendenti di serie B”
E’ davvero singolare quello che sta vivendo un gruppo di lavoratori a Calenzano, in provincia di Firenze, dove la crisi ha travolto Mercatone Uno. Nell’azienda, che a gennaio ha fatto domanda di concordato preventivo, in 5 sono stati licenziati e tagliati fuori dagli ammortizzatori sociali anche se erano, a tutti gli effetti, impiegati nello stesso ipermercato degli altri lavoratori. Lavoratori che, fortunatamente, sono stati salvati dalle trattative sindacali. I fatti parlano chiaro: i cinque, di cui quattro donne, erano dipendenti di una srl, la M75, controllata dallo stesso Mercatone. Nonostante questo, però, le lavoratrici e il lavoratore si sono ritrovati senza nessuna tutela a differenza dei 3.700 dipendenti assunti direttamente dall’azienda Mercatone. A spiegare quanto sta accadendo è Roberto Tavano, funzionario della Uiltucs Toscana Centro, categoria della Uil che si occupa di turismo, commercio e servizi, e che segue l’azienda. E’ attraverso le sue parole che viene ricostruita e portata sotto i riflettori una storia rimasta per lungo tempo nell’ombra. “Chiediamo solo quello che spetta ai lavoratori – dice Tavano – e non comprendiamo perché non debbano avere gli stessi diritti degli altri. Non sono dipendenti di serie B. Devono essere reintegrati per lavorare o anche per avere gli ammortizzatori sociali; non dieci mesi di indennità di disoccupazione e a casa, senza ammortizzatori”. Gli ammortizzatori, spiega anche la delegata della Uiltucs, Mariagiuseppa De Riso, “potrebbero, tra l’altro, aiutarci a trovare più facilmente un nuovo lavoro”. Le lavoratrici, che erano impiegate anche da 15 e perfino da 20 anni nell’azienda, si trovano da un momento all’altro senza lavoro. “Siamo stati messi alla porta – spiega la delegata sindacale della Uiltucs Uil, De Riso – mentre altri 33 colleghi continuano a lavorare. Sì, perché noi eravamo i 5 arredatori del reparto mobili, spazio che occupava metà della superficie del punto vendita, ora chiuso, e gli altri lavoravano nell’altra metà dello stabile. I primi di marzo ci sono arrivate le lettere di licenziamento – dice la lavoratrice. E insieme al danno la beffa: niente ammortizzatori sociali essendo una società con solo 5 dipendenti. Come è possibile?”. Domani 15 luglio, anche di questa drammatica situazione, si dibatterà tra la società e le segreterie nazionali di Uiltucs e delle altre confederazioni.