Eataly, ecco cosa manca: pronta ipotesi di piattaforma
E’ il punto di vista su una eccellenza del Made in Italy, quello che viene dato da Uil UilTucs, Fisascat Cisl e Filcams Cgil, che affrontano in modo chiaro la questione Eataly, definito “un fenomeno tutto italiano, un’esperienza unica nel panorama delle nostre imprese”. A seguire l’ipotesi di piattaforma e la nota congiunta delle organizzazioni sindacali. QUI la trovate completa. Una volta validata l’ipotesi dalle assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori, le OO.SS. la presenteranno a Eataly già dal prossimo incontro programmato per il 17 febbraio.
La scelta di puntare sulla valorizzazione dei nostri prodotti e sulla riqualificazione di spazi spesso abbandonati, la rendono anche una esperienza di notevole interesse da un punto di vista sociale.
A questa vicenda imprenditoriale di successo che pare destinata ad una costante crescita e affermazione, come testimonia l’importante piano di sviluppo nel nostro paese e nel mondo, manca un capitolo: quello della valorizzazione delle risorse umane nel lavoro che regole condivise in quanto negoziate con il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori possono aiutare a conseguire.
Filcams, Fisascat e Uiltucs intendono, attraverso le loro proposte, disegnare un perimetro certo di norme, diritti e tutele, che presiedano il quotidiano “vivere l’azienda” delle lavoratrici e dei lavoratori, creando standards di produttività ed efficienza adeguati ad una impresa come questa, giovane e dinamica.
Il Lavoro in Eataly: relazionarsi.
Le relazioni sindacali sono un valore. Bisogna pertanto che, per creare le condizioni di un autentico spirito di partecipazione, azienda e sindacato imparino a conoscersi da subito, gestendo assieme le delicate fasi di start up dei nuovi negozi. Accordi di avvio in cui definire le condizioni degli organici, le flessibilità contrattuali opportune, i tempi di stabilizzazione delle risorse impiegate, dovranno essere perseguiti e, possibilmente in maniera celere, raggiunti. Un sistema di relazioni che preveda un livello nazionale e uno decentrato (territoriale e di negozio) in cui attivare momenti di dialogo e scambio, in cui ragionare e negoziare, è l’obiettivo cui tendere.
Il Lavoro in Eataly: riconoscere le professionalità.
La struttura dell’azienda è per sua natura particolare: una sintesi fra retail e ristorazione che richiede fisiologicamente agli addetti di saper fare più cose. Imparare un mestiere o molti mestieri, per un giovane, in questa epoca, rappresenta di certo una opportunità: per raggiungere questo obbiettivo bisogna però dotare i lavoratori dei giusti strumenti. Occorre costruire una declaratoria professionale ad hoc, che descriva ogni professione collegandola ad un livello di inquadramento adeguato e corrispondente al dettato contrattuale previsto dal CCNL vigente. Prioritaria resta la definizione di una offerta formativa appropriata anche ricorrendo alla formazione interprofessionale (Fondo ForTE).
Il Lavoro in Eataly: coltivare la salute e la sicurezza.
Lavorare per vivere, ma senza mai danneggiare la propria vita. Questo slogan, per ovvie ragioni semplificatorio, dovrebbe essere patrimonio di tutti, imprese e lavoratori. Il Dlgs 81/2008 sprona le parti ad operare insieme per costruire una cultura diffusa della prevenzione nei luoghi di lavoro. Eataly deve essere un posto sicuro per chi vi lavora. Pertanto in ogni negozio dovranno essere eletti rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, in una numerica da definire assieme, concedendo alle OOSS le necessarie agibilità laddove necessario e disegnando congiuntamente personalmente percorsi di formazione specialistici. Gli RLS dovranno essere dotati di strumenti ( ore di permesso aggiuntive, ore di assemblea, etc) per poter svolgere al meglio il loro lavoro di controllo e proposta.
Il Lavoro in Eataly: quantità e qualità.
Eataly ha creato opportunità occupazionali in una epoca di disoccupazione a due cifre: questo è certamente un valore. Una impresa che però si qualifica come etica e soprattutto si interfaccia con visitatori e consumatori non può prescindere dal pensare al lavoro che crea non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi.
Cosa determina un lavoro di qualità?
Un lavoro che abbia una corretta distribuzione oraria organizzata e programmata nonché momenti in cui recuperare (pause retribuite). Un lavoro che bilanci bene i carichi evitando l’utilizzo sistematico dello straordinario, o il ricorso a personale esterno per far fronte a picchi produttivi (lavoratori atipici) o per ridurre i costi (appalti). Un lavoro che preveda tutele e diritti individuali (migliori condizioni per il trattamento di malattia, per le donne in maternità che incontrano difficoltà, per chi intende riprendere o perfezionare gli studi senza rinunciare al lavoro). Un lavoro che viene valorizzato dal sostegno di un sistema di welfare aziendale completo che possa individuare strumenti utili al benessere e alla concreta conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Un lavoro che riconosca un premio a fronte dei risultati che l’impresa raggiunge, cui tutti gli addetti concorrono con il loro quotidiano impegno. Lavorare in Eataly deve generare partecipazione e fidelizzazione all’impresa, deve rappresentare inoltre un percorso professionale e umano sui generis e pertanto non ripetibile ovunque.
Su tutte queste materie e anche su quelle che emergeranno dal confronto, Filcams, Fisascat e Uiltucs non hanno solo richieste da avanzare, ma sono altresì pronte a fare proposte, attingendo alle esperienze contrattuali esistenti, creando i presupposti per produrne di nuove e innovative. L’obiettivo di un accordo di secondo livello o contratto integrativo non può non essere sentito come prioritario da una azienda che rappresenta una delle poche realtà in grado di incidere positivamente sul delicato fronte della occupazione giovanile di questo Paese. Un contratto integrativo aziendale moderno e innovativo è quello che le lavoratrici e i lavoratori chiedono.
Ciò che ancora manca al successo di Eataly.