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Agrolab: rischio licenziamenti

L’esito dell’incontro tenutosi in Regione Toscana, promosso da Alessandra Nardini, Assessora Regionale al lavoro, è allarmante.
In un clima surreale, dovuto inizialmente all’assenza di rappresentanti dell’azienda, la quale ha addotto scusanti poco credibili per giustificare la non presenza, a seguito di una serie di contatti frenetici, si è riusciti ad organizzare un incontro in videoconferenza per consentire il programmato confronto.
Al centro della discussione la preoccupazione per la sorte in primis dei lavoratori facenti parte del ciclo di produzione, sia per la futura sorte di chi apparentemente è destinato a restare. Vale la pena ricordare che l’azienda, che si occupa di analisi ambientali, ha fatto sapere che ha in previsione la chiusura del reparto produzione dello stabilimento di Carrara per addotte ragioni organizzative e logistiche, volendo spostare il cuore della produzione in altri siti nel Sud Italia. A fronte di questo la decisione di proporre trasferimenti ai lavoratori e di mantenere nel sito di Carrara solo la parte amministrativa e gestionale.

Resta del tutto evidente che, il trasferimento dei lavoratori in località così lontane, è solo un modo differente per arrivare al licenziamento degli stessi lavoratori. E la parola “licenziamenti” è stata pronunciata per la prima volta nel corso dell’incontro da parte dell’azienda stessa.
Ma la preoccupazione riguardo al futuro del polo produttivo, riguarda anche il resto del personale; la sede principale in Italia della multinazionale è a Vicenza, una volta dismessa la produzione nel sito di Carrara, temiamo non ci vorrà molto tempo per trasferire in altre sedi anche le altre competenze.
Da parte delle Istituzioni, Regione Toscana e Comune di Carrara, sono state illustrate interessanti prospettive per il futuro, volte ovviamente a far capire alla direzione aziendale (in verità completamente assente in questa fase), che la scelta di spostare la produzione non è lungimirante e che, nel breve periodo, ci saranno grandi spazi per incrementare il lavoro.

Come UILTUcS Toscana, riteniamo che le motivazioni addotte dell’azienda per giustificare la futura chiusura della produzione, non siano accettabili, ma costituiscano un pretesto per dare esecuzione ad un progetto esistente sin da quando, 3 anni fa, la multinazionale ha acquisito questo ramo d’azienda e il suo pacchetto clienti.
La perdita di 40 posti di lavoro (che può raddoppiare in caso di chiusura dell’intero sito) non è accettabile, non possiamo prendere in considerazione l’idea di arrenderci di fronte alle speculazioni di multinazionali che, basandosi sull’unica logica del profitto, depredano le risorse locali (non dimentichiamo che stiamo parlando di un settore ad alta qualificazione e professionalità) e delocalizzano in altri territori una volta ottenuto quanto nei loro piani.