Vigilanza privata e Servizi Fiduciari, vittoria in Cassazione sulla retribuzione
La sentenza ha accolto le istanze presentate dalla UILTuCS: serve “proporzionalità” su quantità e qualità della prestazione lavorativa
Arriva una sentenza della Cassazione a fissare la giusta retribuzione per lavoratrici e lavoratori del settore Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari. Di fatto la Corte ha stabilito che se i CCNL non definiscono dei salari “proporzionati alla quantità e qualità del lavoro e sufficienti ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (art 36 della Costituzione), allora ci pensano i giudici a fissare un minimo nazionale.
Una vittoria di tutta la UILTuCS, che si è fatta portavoce di un lungo e tortuoso percorso che ha conosciuto, nella vertenza del settore della Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza, un esito positivo nella sentenza della Corte di Cassazione del 2 ottobre scorso.
La Corte, in sintesi, fissa alcuni punti fermi:
- anche richiamando gli orientamenti europei, si ribadisce che la definizione di congruità della retribuzione deve rispondere al duplice obiettivo di “proporzionalità” rispetto alla quantità e qualità della prestazione lavorativa e di “sufficienza” da intendersi come “diritto ad una retribuzione non inferiore agli standards minimi necessari per vivere una vita a misura d’uomo”.
- questa valutazione è rimessa al giudice che, pur assumendo a parametro indicativo i Ccnl, può (deve) verificare nel merito la reale congruità. Anche il riferimento a trattamenti economici diversi (Naspi, Cig, reddito di cittadinanza) o la soglia di povertà, non potendosi considerare esaustivi, rafforzano il principio che la retribuzione deve rispondere ad entrambi i criteri di cui sopra.
- la valutazione deve considerare il salario netto e tabellare, non inglobando lavoro straordinario o altre voci.
- la natura di società cooperativa non influisce sulla questione in oggetto.
La sentenza non solo ci rende soddisfatti perché si tratta di un risultato chiave nella prospettiva di migliorare le condizioni di lavoratrici e lavoratori, ma anche perché, questa sentenza, è un contributo concreto al confronto in atto al Ministero del Lavoro tra tutte le parti in gioco.