Signore e signori… gli “scansafatiche”!
La nostra campagna per uscire dallo stereotipo superficiale giovani = fannulloni
Scansafatiche. Quante volte i giovani in Italia si sentono rivolgere questa parola? Questa accusa. Scansafatiche. Dal dizionario “Persona pigra e indolente che ha poca voglia di lavorare e, se costretta a farlo, cerca con ogni mezzo di fare il meno possibile”. I giovani in Italia sono questo. Persone che scappano di fronte alla fatica, persone che non vogliono lavorare.
Una retorica che sentiamo spesso nei talk show, nei giornali, nel discorso pubblico, negli editoriali. I giovani sono scansafatiche. Svogliati. Buoni a nulla.
Noi la pensiamo diversamente. Sappiamo che non è così.
Pensiamo che i giovani non solo non siano scansafatiche, ma che se messi nelle condizioni di poter lavorare con contratti e salari dignitosi riuscirebbero a trovare idee, risorse, energie per far progredire il Paese. E spesso ci riescono. Tanti purtroppo lasciando l’Italia e trovando fortuna altrove. Noi la pensiamo diversamente perché la realtà è diversa.
Per questo abbiamo voluto ascoltarli e lanciare la campagna “Signore e signori… gli scansafatiche”, con l’obiettivo di rompere l’equazione giovani = fannulloni.
Ne viene fuori uno spaccato molto più denso e sfaccettato di quello dipinto dai media e dalla politica. E allora ascoltiamoli questi giovani. Cosa pensano? Cosa sognano? Come e quanto vengono sfruttati?
Oggi in Italia quasi la metà dei giovani lavoratori e giovani lavoratrici (46%) ritiene di essere pagato troppo poco. Sono i dati che emergono dall’ultimo Rapporto del Consiglio Nazionale dei Giovani stilato in collaborazione con Eures. Ne viene fuori una fotografia desolante: per 4 giovani su 10 (43%) la retribuzione mensile è inferiore a 1.000 euro, solo un terzo riceve una retribuzione più dignitosa, compresa cioè tra 1.000 e 1.500 euro, mentre meno di uno su quattro (il 24%) supera i 1.500 euro netti mensili. Il tutto, con un forte gap di genere: 1.160 euro per gli uomini, 996 euro per le donne.
E allora ascoltiamoli, i giovani, non giudichiamoli frettolosamente e superficialmente. Facciamo qualcosa per garantire loro lavoro e salario dignitoso. E soprattutto, diamo loro un’opportunità.