Modello Coop in crisi tra tagli e riduzioni del personale
La mannaia si è abbattuta in mezza Italia. Ecco la situazione come riporta un articolo di Libero al link qui a seguire.
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Ecco intanto un estratto dell’articolo di Spampinato. Ciò che ha mandato in bestia i sindacati della Coop Estense non è solo la decisione della dirigenza di tagliare 230 persone, ma anche, o soprattutto, di avere appreso la notizia dalla stampa. La società è attiva con i suoi punti vendita di prodotti alimentari e non, prevalentemente in Emilia nelle province di Modena e Ferrara, in Basilicata nella provincia di Matera e in Puglia. E proprio nella regione pugliese le 12 strutture di distribuzione continuano a perdere denaro: per il 2014 il rosso si aggira sui 12 milioni di euro che portano a 50 milioni le perdite totali nell’ ultimo quinquennio.
Comprensibile dunque la decisione di tagliare i costi, meno, visto il tipo di società, quella di ridurre del 15% il personale operante nella Regione senza avvisare i sindacati. Mutualità, solidarietà e democrazia interna sono i capisaldi su cui si fonda una cooperativa: togliere la possibilità ai rappresentanti dei lavoratori di discutere una diversa modalità di riduzione dei costi mina le basi dell’ essere cooperativa. Proprio perché ormai snaturate, le principali banche popolari del paese dovranno diventare spa per legge. Se anche le coop si comportano come fredde multinazionali, forse è arrivato anche per loro il tempo di cambiare pelle: il cuore si è già trasformato da tempo.
«Abbiamo appreso da una conferenza stampa degli esuberi e onestamente questo atteggiamento ci sorprende non poco», ha detto Giuseppe Zimmari, segretario generale della Uil Tucs Puglia. «È opportuno ricordare che con Coop Estense il sindacato ha sempre avuto corrette relazioni sindacali, significate da confronti che hanno dato vita a numerosi accordi, dagli integrativi aziendali al faticoso accordo sulla flessibilità dell’ orario di lavoro, che pure ha sacrificato i lavoratori rispetto al tempo per la famiglia ma che si prefiggeva di recuperare un’ organizzazione del lavoro che desse stabilità occupazionale», ha sottolineato Zimmari.